A proposito di musica, di download e di denaro

Prendo spunto da un post di Colas per dire brevemente ciò che penso sul tema dei download illegali o legalizzati. Non sono un economista (e qui chiedo ai miei amici economisti di riferimento un pubblico contributo) ma un consumatore/ascoltatore sì.

Il punto di partenza è la chiusura per motivi legali di Indieitalia, una sorta di “download blog” che, di fatto, dava la possibilità di scaricare dischi indie italiani. Se ci sono state ragioni legali è inutile stare a discutere: inique o meno, le leggi vanno comunque rispettate ma dall’iniquità deve partire una protesta, una proposta, un’idea. In questo senso, la diffusione del paga quanto vuoi, dello streaming integrale, di bandcamp, soundcloud sono tutti fattori decisivi, propositivi e che guardano all’oggi cercando una strada per il domani.

La mia esperienza di ascoltatore/consumatore va in questa direzione. Data come premessa la qualità del prodotto e la possibilità di un ascolto integrale, di volta in volta ho acquistato mp3, sono stato ai concerti (quando possibile, considerando che quaggiù le occasioni sono poche) e ho comprato cd e vinili.

L’acquisto di mp3, in realtà, ha poco senso; perché dovrei pagare per qualcosa che posso avere gratis? Anche qui faccio riferimento alla mia esperienza. Ho acquistato mp3 solo da etichette indipendenti e ad un prezzo equivalente al prezzo consigliato (decisamente inferiore alla “media iTunes”) o ad una cifra simbolica di pochi euro (due, tre). La spesa, in realtà, io la ascrivo ad una sorta di solidarietà o affinità con chi ha offerto quel tipo di prodotto, della serie: hai fatto un bel disco, mi dai la possibilità di ascoltarlo gratis, ti ringrazio pagandoti una birra (o poco più). Per i concerti, il discorso è diverso. Ho pagato aereo+biglietto per vedere i Belle And Sebastian (a circa 1200km da dove vivo!) e quando ci sono band che mi piacciono qui in città ci vado volentieri pagando una cifra che, in linea di massima, è proporzionale al livello di affermazione (leggi: cachet) della band. Sui prodotti fisici (cd e vinile) non sono un fissato (non me lo potrei permettere); in genere, preferisco acquistare il vinile dal momento che la giustificazione alla spesa sta nella bellezza dell’oggetto in sé e non nella sua usabilità (il cd è nettamente più comodo del vinile, ma ascoltando musica soprattutto via digitale perde il suo fattore di competitività decisivo).

Infine, ciò che mi aspetto è proprio questo: allargare e “normalizzare” (ovvero porre in norma) l’ascolto integrale – sia esso streaming o paga quanto vuoi – come strumento per la diffusione e l’eventuale acquisto di prodotti musicali (dal disco al biglietto per il live).

Lascia un commento